
L’ansia è uno stato di attivazione neurofisiologica che produce una «affannosa agitazione interiore provocata da bramosia o da incertezza». Invece di combatterla e scacciarla l’ansia va accolta, conosciuta. Con l’ansia occorre dialogare e ascoltare quello che ha da dirci.
La parola ansia, dal latino “angere” ossia stringere ci informa della presenza di una minaccia, di un pericolo da fronteggiare.
Il pericolo può essere esterno come ritmi frenetici, obiettivi sempre più sfidanti che mettono a repentaglio il nostro benessere. Il pericolo può scaturire anche da dentro noi stessi a causa di una smania di affermazione, eccesso di senso del dovere, smania di aderire ad una immagine ideale di noi stessi, incapacità di dire no per paura di perdere la persona amata. In questi casi l’ansia segnala la presenza del pericolo di soffrire. La paura del dolore emotivo del sentirsi in colpa, inadeguatezza o soli.

L’ansia ci dice che è giunto il momento di smettere di stare lontano dai nostri desideri più profondi e che fanno parte della nostra natura. Il desiderio di esprimerci liberamene, di darci il permesso di fare scelte “impopolari” rispetto alla immagine ideale di noi stessi, il desiderio di realizzare un sogno nel cassetto e tanto altro ancora.
L’ansia non è un evento mentale. La nostra ansia abita il nostro corpo. Possiamo rintracciare il “cinogramma”, cioè la contrazione/tensione di quella parte del corpo in cui abita l’ansia, in quel distretto del corpo si conserva la memoria corporea di qualcosa che è avvenuto in passato, e che continua a collocarsi proprio in quelle zone.
L’ansia compare tutto le volte che c’è ci sforziamo di essere come dovremmo e dimentichiamo di essere come siamo. Ci sforziamo di essere perfetti rispetto ad un’ immagine interiore che abbiamo di noi stessi, vogliamo essere perfetti costringendoci ad essere diversi da come siamo veramente giudicandoci in modo severo quando mostriamo le nostre fragilità, davanti ai nostri errori siamo crudeli con noi stessi: evo farcela, devo essere forte, sono brava, quello che faccio è giusto.
Un buon esercizio è sentire quali sono i distretti del corpo che si tensionano maggiormente quando pensiamo ad una delle tante situazioni che ci producono ansia, possiamo scoprire che si tratta delle spalle e del collo, degli occhi o della mandibola, del petto, dell’addome, delle gambe, dei piedi e così via e con degli opportuni esercizi ascoltare proprio quelle parti del corpo.
Per concludere la nostra ansia è una messaggera, essa ha un volto e se l’accogliamo anche attraverso una visualizzazione immaginativa essa può narrarci quale parte di noi stiamo dimenticando o peggio stiamo severamente rimproverando.