Danzare non è marciare, non è spingere, non è tirare, nè farsi sospingere.
“Danzare” dal francese antico dancier, forse a sua volta dal francone *dintjan, “oscillare”.
Marciare ha a che fare con la rigidità del corpo che si muove solo in un unico modo e poi occorre rispettare un ritmo che è sempre lo stesso.
Spingere ha a che fare con lo sforzo che si compie quando vogliamo imprimere noi il movimento ad una cosa.
Tirare ha a che fare con il volersi fare carico di dare noi la direzione ad una certa cosa.
Farsi sospingere ha a che fare con l’idea di accettare di ricevere dall’esterno le spinte che
imprimono poi una certa direzione fuori dal nostro controllo.
Questo è quello che ci accade quando vogliamo che la realtà che ci circonda sia diversa da come è, quando non accettiamo che le cose sono come sono.
Non sappiamo oscillare tra la realtà così come è e quella che desideriamo per noi.
Perdiamo tempo a dare una direzione a persone o cose su cui non possiamo agire anziché agire e gestire quello che c’è in base ai nostri desideri.
Siamo prigionieri della paura che la realtà non soddisfi il nostro bisogno di controllo o di potere o di successo al punto che non ci lasciamo liberi di vivere la serenità, l’entusiasmo e la gioia che deriva dal dare spazio ai nostri desideri a partire da quello che c’è.
Quando però riusciamo ad accogliere le nostre mancanze esistenziali, attraverso un atteggiamento compassionevole verso noi stessi proprio quando attraversiamo le mancanze,, allora siamo liberi dalla paura dell’incertezza circa il risultato, liberi dalla paura di essere “nessuno” per il mondo, liberi dalla paura del vuoto.
Quando ci diamo il permesso di entrare in contatto con il bisogno di controllare la realtà per raggiungere i risultati che ci siamo proposti (spingere), di accogliere il bisogno di potere ossia la necessità di dominare le situazioni secondo i nostri giudizi (tirare) e il bisogno di successo, cioè la necessità di ottenere approvazione (farsi spingere) allora impariamo a danzare con il mondo che ci circonda.
Liberiamo emozioni come gioia, soddisfazione, pace.
In base ai desideri che caratterizzano la nostra natura, cioè in base alla coreografia che il nostro Sé interiore disegna per noi, danziamo con quello la realtà ci propone, accogliendo momento per momento quello che c’è e imprimendo con dolcezza, compassione, gratitudine e amore la nostra spinta al mondo, il nostro attirare le cose e il nostro, in alcuni momenti, farci sospingere.
Danzare con la vita significa prendersi il tempo per ascoltare se stessi e il mondo che ci circonda così come è, senza esprimere mentalmente giudizi ed etichette su di noi e sul mondo.