Siamo in una condizione di benessere fisico, emotivo e mentale non quando non abbiamo problemi o non ci sono difficoltà, ma quando riusciamo a sentire un sentimento di quiete e pace interiore che non dipende completamente dalle circostanze esterne.

Quando proviamo emozioni spiacevoli (spiacevoli perché sono difficili da attraversare, ma tutte le emozioni sono utili) spesso perdiamo il nostro equilibrio emotivo e mentale. Ci accorgiamo che stiamo perdendo il nostro equilibro interiore perché le emozioni spiacevoli diventano molto intense al punto che le sentiamo facilmente nel corpo, offuscano la nostra mente che produce pensieri negativi su noi stessi, sugli altri, circa il futuro.

Tra le emozioni spiacevoli c’è la tristezza. È apparentemente facile entrare in contatto con la tristezza. Spesso si presenta sotto forma di stanchezza del corpo, oppure un senso di svuotamento, e di solitudine. Diamo nome tristezza a quelle sensazioni di “sgonfiamento£ del corpo.

La tristezza ci porta a ritirarci.

tristezzaProviamo tristezza ogni volta che ci dobbiamo separare da qualcuno con cui siamo stati bene.

La tristezza è la nostra reazione alla ferita che si genera quando perdiamo per sempre o per un po’ qualcuno o di qualcosa, quando perdiamo la possibilità di vivere una certa relazione.

E allora quando la tristezza si presenta vuol dire che stiamo attraversando una separazione, una perdita e che abbiamo bisogno di darci del tempo per curare la ferita di quella perdita o di quell’allontanamento, solo dopo possiamo ritornare alla vita “guariti”.

A volte la tristezza si presenta non perché ci siamo separati fisicamente, ma essa emerge quando ci sentiamo separati emotivamente dalla persona con cui siamo in relazione. Dopo che la persona amata non soddisfa una nostra aspettativa, non ci viene incontro, si concentra nel suo mondo noi siamo tristi. Siamo tristi quando non raggiungiamo il successo sperato, l’apprezzamento sperato.

Anziché agire di impulso e litigare in modo eccessivamente risentito evitando così di sentire la tristezza è utile accogliere la tristezza sentendola innanzitutto nei distretti del corpo che sentiamo contratti, doloranti, vuoti. La tristezza è una forma del dolore emotivo.

Quando siamo entrati in contatto con la tristezza chiediamoci qual è il mio bisogno in questo momento?
Quello di essere ascoltato/a, accarezzato/a, cercato/a, desiderato/a, consolato/a?

Cos’è che devo lasciare andare in questo momento? Da cosa mi devo separare in questo momento?  Forse dall’aspettativa di essere cercata proprio da quella persona? Dalla necessità di ottenere consensi da quel pubblico? La necessità di essere indispensabile nella vita di qualcuno o di un gruppo? La necessità di controllare gli altri o di controllare gli eventi?

Grazie alla tristezza noi possiamo guarire dalle ferite psichiche che gli eventi della vita hanno riaperto in noi (un litigio, una critica, una mancato coinvolgimento, una lontananza e così via) e grazie alle risposte alle nostre domande che emergono dal di dentro riusciamo a diventare meno dipendenti dagli altri, più autonomi e in pace quindi più liberi di viverci la relazione con gli altri con maggiore benessere. E come se ci riappropriassimo del nostro potere di stare bene o male.
tristezzaAprire le porte alla tristezza significa stare per qualche ora o qualche giorno “giù”, a seconda della situazione, magari in contatto con la natura se possiamo. Senza giudicare questa emozioni o la situazione scatenante come bella o brutta ma scegliamo di “salutare” ciò da cui ci dobbiamo separare in quel momento allora rendiamo possibile l’auto-guarigione emotiva.Ritroveremo di nuovo la gioia di incontrare il mondo, ma questa volta un po’ più forti.