Se la colpa ci fa sentire dannosi, la vergogna, spesso definita come senso di inadeguatezza ci fa sentire inferiori, sbagliati rispetto ad uno standard di “perfezione” che abbiamo nella nostra mente.
Quando siamo sommersi dalla vergogna perché abbiamo fallito un obiettivo, perché siamo stati giudicati è quale parte di me disprezzo perché non corrisponde all’immagine di me di bravo, brillante, fantastico essere umano?
Questa emozione emerge quando non riusciamo a soddisfare le aspettative che altri hanno su di noi. Aspettative sempre più alte, mai arrivati, mai pronti.
Anche questa è un’emozione che abita nel rossore del volto, nelle spalle curvate verso il basso e verso dentro, nella fragilità delle gambe, piedi che toccano poco il terreno.
Spesso quando emerge la vergogna ci sentiamo franare il terreno sotto i piedi, ci sentiamo disorientati, persi. Il dolore che si prova è intenso.
La nostra voce non esce, ci nascondiamo per non essere visti.
I nostri limiti, le nostre povertà, la nostra fragilità va conosciuta e amata nonostante tutto.
Questo non significa non tentare di migliorarsi, ma non possiamo migliorare davvero noi stessi se non accettiamo un nostro difetto.
Per esempio non abbiamo una buona parlantina, non siamo sempre brillanti, non siamo i primi della classe, accogliere queste ferite ci mette nelle condizioni migliori di seguire i nostri desideri.
Possiamo accogliere le nostre fragilità se ci guardiamo dall’esterno con un sguardo compassionevole e ci liberiamo dalle aspettative che noi abbiamo di noi stessi.