Perché il teatro d’impresa si prende cura dei gruppi e delle persone?
I gruppi di lavoro sono spesso pervasi da ansie, meccanismi di difesa che a volte sfociano in conflitti manifesti, fraintendimenti, mancanza di fiducia. La vita insieme diventa pesante, abitudinaria, l’espressione di sé si impoverisce e l’energia creativa resta chiusa dentro le persone. E’ difficile comunicare con gli altri, figuriamoci raccontarsi; risolvere i problemi in modo diverso dal solito diventa una chimera. La via più facile è pensare che siano gli altri a doversi mettere in discussione, che sia l’ambiente difficile e inadatto per cui nulla si può fare per cambiare le cose. In questo contesto esercitare la leadership è estremamente faticoso, soprattutto il sentimento di solitudine aumenta, e prendere decisioni è un momento difficile fatto con paura.
Le emozioni come ansia, noia, rabbia, tristezza predominano rispetto alle emozioni come la gioia, serenità, fiducia. Se le prime sono importanti per creare momenti di concentrazione e determinazione verso gli obiettivi, il secondo gruppo di emozioni è fondamentale per recupere risorse energetiche, confermare e godere dei successi e soprattutto sono emozioni fondamentali per creare e innovare.
Il teatro è il luogo dove l’individuo e il gruppo si prendono cura del proprio vissuto psicologico attraverso il processo catartico e la forza dell’elaborazione psicologica.
In che modo il teatro potrebbe favorire dei cambiamenti nella persona e nei gruppi?
Il teatro è il luogo dove è “facile” vivere un’esperienza “diversa” e lo sperimentarsi in modo nuovo ampliando il bagaglio di conoscenza di sé e del mondo. Poi, quello che la persona o il gruppo scoprono nel “qui ed ora” del teatro lo portano nella vita, è una risorsa utilizzabile per sempre e ovunque.
L’esperienza teatrale favorisce negli esseri umani la possibilità d’inventare nuovi ruoli sociali, sentire diversi modi di esprimersi in nuove situazioni. Con il teatro è possibile dare voce ad alcune parte di sé che non sono ammesse nella vita di tutti i giorni. Essere altre persone e vedere come altre persone vedono il mondo, può permettere di sperimentare la molteplicità delle proprie modalità espressive.
L’individuo nella vita interpreta un unico personaggio, quello adatto a soddisfare le aspettative delle sue autorità interne. Ma in scena ha la possibilità di cimentarsi in personaggi che trasgrediscono le regole dettate dagli introietti interni.
La scoperta di parti del proprio sé che premono perché non vogliono più essere ulteriormente represse nella vita, e che necessitano di trovare uno spazio d’espressione, consente di sperimentare nuove modalità di sentire, pensare ed agire, di sperimentare, cioè, nuovi punti di vista.
L’integrazione delle nuove identità a quella già conosciuta, amplia i confini del proprio Io e di conseguenza migliora il rapporto con sé e l’altro, aumenta il proprio benessere nella vita di tutti i giorni.
L’obiettivo del laboratorio teatrale è l’ampliamento della coscienza e l’espressione di sé. A questo obiettivo si può arrivare attraverso un processo formativo che tocca varie aree:
- il lavoro pre-espressivo,
- l’espressione del sé profondo.
- la rappresentazione dei propri vissuti, incarnati in un personaggio.
L’area del lavoro pre-espressivo si articola in una serie di esercizi sensoriali che contribuiscono ad aumentare la capacità di percezione e di conseguenza la capacità immaginativa. Grazie all’ampliamento della capacità percettiva, cioè sperimentare sensorialmente e a fondo una certa realtà, allenandosi a porre l’attenzione fisica agli odori, ai rumori, alle sensazioni, ai sapori, alle immagini visive, la persona ha la capacità di ricreare immagini dettagliate vivide dei propri desideri psicologici e di come realizzarli “come se” fossero reali. La consapevolezza di propri bisogni motivazionali rende più chiara l’immagine di cosa fare per soddisfarli. Inoltre potenziare la percezione sensoriale consente di mantenere alta l’attenzione ai segnali deboli che ci provengono dall’ambiente e questo aumenta la possibilità di trovare reazioni più efficaci per gestire situazioni complesse. L’ampliamento della percezione sensoriale aumenta la capacità di entrare in empatia con gli altri perché si colgono tutte le piccole modifiche corporee che l’altro invia durante una conversazione. Un partecipante ad un corso una volta raccontava di come fosse più vivida la visione degli altri per cui coglieva le micro espressioni del viso dei suoi colleghi.
La pratica teatrale permette di agire nello spazio, attraverso il corpo e la voce, la realtà ricreata con l’immaginazione. In questo modo si può trasformare immediatamente l’esperienza immaginata in esperienza vissuta, sperimentando un profondo ascolto di sé e dei nuovi stimoli che arrivano da dentro se stessi e dall’ambiente circostante. Così facendo il cambiamento è direttamente sperimentato e non solo immaginato.
L’espressione del sé profondo passa attraverso l’improvvisazione teatrale. Le tecniche di improvvisazione permettono di entrare in contatto con uno o più personaggi da interpretare, che fino a quel momento hanno abitato solo il mondo interiore. L’esplorazione del personaggio consente di scoprire o approfondire la conoscenza di una parte del proprio Io, quotidianamente nascosta o non accettata, allo scopo di rendere armonico il rapporto con se stessi, gli altri e la propria creatività. Vengono messi in scena, così, i vissuti soggettivi e di gruppo.
La rappresentazione dei propri vissuti, incarnati in un persona sono la messa in atto del processo catartico. Il termine catarsi dalla accezione psicoanalitica a quella dello psicodramma di Moreno fino alle nuove definizioni delle psicoterapie espressive corrisponde a: scarica, sfogo, espressione. Attraverso la rappresentazione artistica, il cliente può prendere contatto e comprendere, smorzandone l’effetto emotivo immediato, gli aspetti profondi della sua realtà psicologica ed esistenziale in cui vive. Contemplare dall’alto, vedere da una certa distanza le passioni negative può contribuire alla comprensione del loro significato. “La catarsi implica l’abilità di riconoscere le contraddizioni, di vedere come aspetti conflittuali della vita psichica o della vita sociale, del pensiero, del linguaggio o del sentimento possano esistere simultaneamente” (Fornari, 1979).La catarsi, accade quando la persona si dà il permesso di riconoscere ed integrare consapevolmente polarità psicologiche in conflitto fra di loro. La comprensione di un conflitto interiore che genera tensione e disagio dentro e fuori di sè. Nell’esperienza artistica la persona si trova a una distanza da cui può comprendere.
Bibliografia citata
FORNARI Franco, Coinema e icona. Nuova proposta per la psicoanalisi dell’arte, Il Saggiatore, Milano, 1979.
LANDY Robert, Drama Therapy: Concepts, Theories and Practices, Springfield, Thomas, 1994
Perls F, Hefferline R.F., Goodman P. (1997). Teoria e pratica della terapia della gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana, Roma: Astrolabio