Viviamo in funzione del nostro io e spesso facciamo fatica a conoscere il nostro , cioè chi siamo veramente.

Quando viviamo in funzione del nostro carattere,  facciamo scelte in base all’identità che abbiamo di noi stessi allora prevale un senso di sicurezza, ci sentiamo “a posto”. A volte questo senso di sicurezza è così importante che prevale e mette a tacere anche altre spinte che nascono dentro di noi e alla fine ci sentiamo limitati.
Questa potrebbe essere una prima definizione di io.
Ma cosa significa definito o limitato?

Per esempio poiché sono un bravo figlio scelgo di realizzare le aspettative che i miei genitori hanno su di me per cui ogni volta che decido di fare qualcosa di diverso mi sento in colpa nei loro confronti, come se fossi un ingrato che danneggia il loro benessere. Poiché sono un bravo genitore che segue i figli in modo accurato “dimentico” che sono anche un marito o una moglie, oppure che sono un professionista che vuole esprimere le sue ambizioni professionali.

Il nostro Io costruisce un senso di chi siamo attraverso gusti, scelte che orientano il cambiamento e tutto per dare un senso di coerenza e di identità rispetto al passato e in funzione del futuro. Progetti verso al futuro che ci orientano nella direzione di cosa andremo a fare.

Imboccare il sentiero dell’autorealizzazione di Sé ha il sapore di cominciare a chiedersi oltre a ciò che so di me, c’è altro? Se questo Io o senso di identità diventa troppo dominante rispetto alle nostre scelte, cercando di dare una direzione costringendoci a negare altre esigenze o parti di noi che vogliono emergere, possiamo trovarci in una situazione troppo limitata.
Se avviene solo ciò che prevediamo, che abbiamo stabilito senza ascoltare altri bisogni non realizziamo davvero noi stessi? In questo caso la nostra volontà rischia di essere espressione solo del nostro io che non ha tanto come obiettivo quello di trovare il modo di esprimere tutti i nostri talenti di dare concretezza alla nostra vocazione, ma l’obiettivo dell’io è realizzare l’immagine che abbiamo di noi che spesso corrisponde all’essere visti e ammirati dagli altri.

Imboccare il sentiero dell’autorealizzazione di Sé dobbiamo a volte sentirci disorientati, pellegrini che camminano nel mondo. Ecco che allora emerge il .
Il Sé è la radice profonda della nostra identità e l’ego è solo la sua immagine.

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Il è l’insieme di tutte le parti che ci abitano. Il potrebbe spingere a realizzarsi attraverso forme di arte, per altri attraverso passioni professionali che si incastrano magicamente con un senso di pienezza e di soddisfazione. Mentre l’io fa di tutto per mantenere un senso di stabilità in un mondo che è governato da regole di funzionamento.

Ci accorgiamo che siamo troppo sbilanciati verso l’io o immagine di noi stessi dimenticando i segnali del nostro quando ci viene l’angoscia, abbiamo attacchi di panico, ci sentiamo senza aria, soffocare, oppure abbiamo ansia di fallire, siamo sempre preoccupati per il futuro, per ciò che sarà o ci condanniamo per non aver fatto ciò che oggi ci avrebbe portato al nostro obiettivo.

Solo quando siamo connessi con il nostro profondo ci sentiamo veramente interi perché il senso di soddisfazione e benessere non viene dal nostro Io (da cui viene solo quel senso di stabilità) ma da quella stella profonda che si chiama desiderio e che abita dentro di noi.

Per cui in alcuni momenti della nostra giornata chiediamoci ma qual è il mio sogno, cosa c’è oltre la mia routine, cosa mi sta dicendo questa ansia o questa angoscia?