L’astensione elettorale e l’Archetipo dell’Orfano

L’astensione elettorale al 36 %  la più alta dal dopoguerra, è un messaggio, un segnale chiaro di qualcosa che sta per esplodere come quando un raffreddore può anticipare il febbrone dell’influenza.

Il 36 % è quella parte del popolo che non si sente rappresentato dalle forze politiche in campo, immagino per tanti motivi. In parlamento bazzicano gli stessi da decenni, il pianeta sta andando a rotoli e spesso gli orientamenti politici nazionali o regionali non hanno appoggiato scelte economiche di buon senso, sostenibili e rinnovabili, ma hanno spalleggiato interessi di grandi gruppi economici fino a sfiorare l’illecito.
Insomma quel 36% è come se dicesse in modo cinico e disincantato “aiutati che Dio ti aiuta”, oppure “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”.

Quel 36% sa che se ti arriva un’alluvione e ti distrugge tutto, o un terremoto e ti distrugge casa, dei milioni stanziati (subito dichiarati) arriveranno a te le briciole e chissà fra quanto, nel frattempo se ti vuoi ridare una vita decorosa te la devi cavare da solo.

Quel 36% sa che se hai bisogno di una visita medica urgente e ti rivolgi al servizio sanitario nazionale devi attendere mesi, troppi. Per cui te la devi prenotare a pagamento, con i tuoi soldi.

Un sistema sanitario che ha mostrato le sue falle organizzative durante l’emergenza covid, solo la volontà e la caparbietà del personale sanitario ha scongiurato il peggio.
Quel 36% sa che se sei giovane e vuoi tanto un figlio e vuoi o devi anche lavorare è dura perché i posti negli asili nido pubblici sono molto al di sotto delle necessità e siamo pure un paese con un tasso di natalità negativa.

In quel 36% si è costellato l’archetipo dell’Orfano, direbbe Jung.astensione
Archetipo è un’impronta, una tappa del processo di crescita che appartiene all’esperienza umana.

L’Orfano è non solo colui che si sento solo, ma anche colui che non essendo più in grado di fidarsi del prossimo non sa ricevere e chiedere l’aiuto degli altri nei momenti difficili.
Durante la vita di ciascuno di noi accade che ad un certo punto si costella questo archetipo quando viviamo esperienze di separazione, di delusione e tradimento.

Esso porta con sé la crescita.

Sono momenti della vita necessari per ricordarci che è giunto il tempo della responsabilità, è un archetipo che ci spinge a trovare le risorse per diventare padri e madri di noi stessi.
Grazie a questo archetipo tagliamo il cordone ombelicale con tutto ciò che fino a ieri ci rendeva dipendenti e con coraggio sviluppiamo le nostre potenzialità interiori. Il nostro compito quando emerge dalla nostra interiorità l’archetipo dell’orfano è quello di ri-orientarci nella vita, fare tesoro del dolore generato dalla separazione come spinta per credere in noi stessi così da creare nuove forme di cooperazione con gli altri e il mondo, relazioni alla pari in cui possiamo realizzare noi stessi nel mondo, ritrovando un nuovo equilibrio dentro e fuori di sé.

Ma questo processo di crescita non è affatto scontato.
Quando manca la coscienza di tutto questo allora il moltiplicarsi di esperienze che attivano l’archetipo dell’orfano può portarci come individui o come collettivo ad attivare i lati ombra dell’orfano come il cinismo, il pessimismo, l’auto-tradimento.astensione
Chiusi nel dolore e nella solitudine, anestetizzati dal consumismo e divorati dal materialismo più cinico, passiamo una vita da mediano, senza più esperienze che hanno il sapore di eternità, senza uno spiraglio in grado di farci gustare il senso e il significato dell’esistenza come dono di bellezza, speranza e fiducia.

L’orfano divine cinico e tradendo sé stesso diventa a sua volta carnefice e a causa delle ingiustizie subite, per rivalsa nei confronti di un mondo ingiusto, punisce e cede alla logica del potere sugli altri, dimenticando ogni forma di cooperazione, interdipendenza e collaborazione.

Quel 36% ci riguarda da vicino, da dentro, non importa se abbiamo votato o no, se siamo tra i vinti o tra gli sconfitti. Quello che conta ora è sapere che abbiamo un viaggio da compiere come collettività: riscoprire nella nostra vita la gioia della cooperazione, la bellezza del fare insieme e alla pari.

Per le istituzioni credo che sia giunto il tempo di costruire interventi sociali, culturali ed economici sempre più orientati alla cura della qualità della vita, interventi attenti al Bene comune.

Psicoterapia del Benessere

Se necessiti di una consulenza o di supporto non esitare a contattarmi.