La felicità come capacità di godere del momento presente, di quello che si è e di come si conquista il bene desiderato.
Felicità come scoperta ed esplorazione dei propri sentimenti.
Soprattutto l’indicazione che viene da Jung risponde ad una domanda: quanto riusciamo a sentire e a renderci conto dello nostro stato di felicità.
I momenti per essere felici si accavallano ai momenti per essere tristi sta a noi attrezzarci per entrare in contatto con entrambi.
Gordon Young :Quali sono a suo avviso i fattori diciamo fondamentali per la felicità interiore dell’uomo?
Jung: Primo: una buona salute fisica e mentale.
Secondo: relazioni personali e intime soddisfacenti, nel matrimonio, nella famiglia, nelle amicizie.
Terzo: la capacità di percepire la bellezza nell’arte e nella natura.
Secondo: relazioni personali e intime soddisfacenti, nel matrimonio, nella famiglia, nelle amicizie.
Terzo: la capacità di percepire la bellezza nell’arte e nella natura.
Quarto: un livello di vita sufficiente e un lavoro soddisfacente.
Quinto: un punto di vista filosofico o religioso capace di farci affrontare bene le vicissitudini della vita.
Quinto: un punto di vista filosofico o religioso capace di farci affrontare bene le vicissitudini della vita.
Livello di vita e lavoro soddisfacenti dipendono naturalmente in gran parte dalla ragionevolezza delle nostre aspettative e dal nostro senso di responsabilità. Gli eccessi possono essere fonte di felicità come di infelicità.
E la visione filosofica o religiosa deve essere accompagnata da una coerente moralità pratica, perché senza di essa filosofia e religione rimangono pure finzioni, prive di efficacia concreta.
E la visione filosofica o religiosa deve essere accompagnata da una coerente moralità pratica, perché senza di essa filosofia e religione rimangono pure finzioni, prive di efficacia concreta.
Molto più lungo sarebbe l’elenco dei fattori che determinano l’infelicità!
Ciò che avversiamo e temiamo sembra aspettarci al varco e ciò che cerchiamo e desideriamo è così elusivo e quando finalmente lo otteniamo, non è mai senza difetti.
La felicità non si può ottenere attraverso idee preconcette, bisognerebbe dire piuttosto che è un dono degli dèi. Viene, poi va, e ciò che ci ha reso felici una volta non è detto che ci renda felici la volta successiva.
Tutti i fattori ai quali viene generalmente attribuita la capacità di dare la felicità possono, in certe condizioni, produrre l’effetto contrario: neppure una situazione ideale garantisce necessariamente la felicità.
Può bastare a volte una minima interferenza nel nostro equilibrio biologico o psicologico per distruggerla.
Non c’è buona salute, non ci sono condizioni economiche favorevoli né rapporti familiari sereni che possano proteggerei, per esempio, da un’indicibile noia, una noia che potrebbe renderei gradito perfino il cambiamento provocato da una malattia non troppo grave.
La felicità non si può ottenere attraverso idee preconcette, bisognerebbe dire piuttosto che è un dono degli dèi. Viene, poi va, e ciò che ci ha reso felici una volta non è detto che ci renda felici la volta successiva.
Tutti i fattori ai quali viene generalmente attribuita la capacità di dare la felicità possono, in certe condizioni, produrre l’effetto contrario: neppure una situazione ideale garantisce necessariamente la felicità.
Può bastare a volte una minima interferenza nel nostro equilibrio biologico o psicologico per distruggerla.
Non c’è buona salute, non ci sono condizioni economiche favorevoli né rapporti familiari sereni che possano proteggerei, per esempio, da un’indicibile noia, una noia che potrebbe renderei gradito perfino il cambiamento provocato da una malattia non troppo grave.
Gordon Young: Dunque lei crede fermamente nella possibilità della felicità nella vita, anche nel matrimonio?
Jung : Ha toccato il più elusivo degli imponderabili! Comunque sia, una cosa è certa: le notti sono tante quanti i giorni e nel corso dell’anno la loro durata si equivale. Neppure la vita più felice è priva di una misura di tenebra, anzi la parola stessa « felicità » perderebbe significato se questa non fosse controbilanciata dalla tristezza. Beninteso è comprensibile che si cerchi la felicità e si vogliano evitare le situazioni infelici e sgradevoli, anche se la ragione ci insegna che un simile atteggiamento è illogico, perché equivale a darsi la zappa sui piedi: quanto più accanitamente si insegue la felicità, tanto più sicuramente ce ne si allontana. E molto meglio, dunque, prendere le cose come vengono, con pazienza ed equanimità. Dopotutto, di tanto in tanto ci sarà pure in serbo per noi qualcosa di bello, di felice o di piacevole nella sacca della dea Fortuna, in mezzo ai suoi doni, grandi e piccoli.