Il teatro di impresa è una tecnica di formazione esperienziale molto potente. E’ una metodologia che attiva nei partecipanti sensazioni corporee, emozioni e pensieri. Rende le persone consapevoli delle interrelazioni che ci sono tra il sentire fisicamente il corpo (rendersi conto delle sensazioni neurofisiologiche come brividi, respiro, battito cardiaco, suoni, odori, posture), le emozioni (paura, ansia del giudizio, di sbagliare, vergogna, tristezza, rabbia, trionfo) e i relativi pensieri (non ce la farò, è una stupidaggine, ce l’hanno con me, posso farcela, insieme costruiamo un significato, ecc).

Teatro&Impresa nasce con l’obiettivo di utilizzare tecniche teatrali  per formare manager e responsabili aziendali in modo leggero, creativo ed efficace.

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Con l’inserimento delle fiabe come canovaccio da rielaborare, l’esperienza teatrale acquisisce anche una dimensione psicologica più profonda,  catartica prima di tutto, ma anche occasione di crescita psicologica. Madamma (2011) spiega che la ragione della popolarità di questo genere letterario sta nel fatto che costituiscono un “puro distillato di esperienze”. Le fiabe, infatti,  esistono da sempre sin dai tempi antichi ed erano tramandate oralmente.  Inoltre le fiabe sono presenti nelle varie comunità che si sono sviluppate nel mondo. Scrittori importanti, contemporanei e non, si sono dedicati alle fiabe: Shakespeare, Chaucer, Mallory, Spenser, Pope, Milton, Blake, Keats, Yeats,  Tolkien.

Le fiabe rappresentano problemi, dinamiche psicologiche che possono riguardare tutta l’umanità. Per usare un linguaggio psicologico le fiabe rappresentano degli “archetipi”. Jung (1961) definisce l’archetipo come  “ la tendenza a formare le rappresentazioni di uno stesso motivo che, pur nelle loro variazioni individuali anche sensibili, continuano a derivare dallo stesso motivo fondamentale … la loro origine è ignotre e reginaa e si riproducono in ogni tempo e in qualunque parte del mondo, anche laddove bisogna escludere qualsiasi fattore di trasmissione ereditaria diretta o per incrocio”.

fiabe paesaggioNelle fiabe, infatti, si rappresenta il combattimento tra il bene e il male, che da sempre interessa l’umanità. Il bene è rappresentato da coloro che vogliono il bene per sè e per gli altri (come la regina buona, la principessa buona, la fata buona). Il male è rappresentato da coloro che vogliono il bene solo per sè, a costo di toglierlo agli altri (strega cattiva, matrigna, sorelle bugiarde). Da qui alcuni  personaggi vivono invidie, gelosie e progettano intrighi. Altri vivono paure, incertezze, sofferenze e tentano di difendersi dai malintenzionati. I personaggi ingenui non vedono la malvagità degli altri o il doppio senso nelle frasi espresse dai cattivi vedi Cappuccetto Rosso, Pinocchi, Rosaspina, Biancaneve, ma in ogni fiaba essi dovranno farci i conti. Ci sono i dispensatori di consigli come ad esempio Geppetto, la mamma di Cappuccetto Rosso o i genitori di Rosaspina che fanno di tutto per proteggere i figli, ma a nulla vale! I consigli spesso anche nella vita non creano apprendimento. Poi ci sono i personaggi tra l’umano e il fantastico che aiutano i buoni e alimentano emozioni come la speranza, la fiducia e l’ottimismo. Nelle fiabe compaiono i nani, fate, cacciatori, animali parlanti e prìncipi, tutti nel ruolo di salvatori e difensori dei più deboli.

Le fiabe creano una grande occasione catartica per chi si cimenta con la storia.  I protagonisti delle fiabe vivono i drammi umani universali come la gestione della perdita della persona cara, la perdita delle proprie ricchezze o dello status sociale, il fallimento delle proprie imprese, ma anche la capacità di superare questi momenti difficili grazie all’intervento di fate, amici animali, nani. Essi simboleggiano l’energia che sprigiona la capacità di vedere le cose da un punto di vista diverso, la capacità di credere nelle proprie risorse e competenze, la capacità di scegliere persone positive e la forza di allontanarsi da quelle tossiche.

fataNella fiaba esiste una trama tra i personaggi i quali hanno una relazione tra loro. I personaggi nella fiaba in realtà sono “simboli amplificati”, caratteristiche idealtipiche racchiuse in un unico personaggio, ma che possono rappresentare parti della personalità di ciascuno di noi. Alcuni dei ruoli sono simili e consapevoli rispetto al nostro modo di essere e fare, altri personaggi rappresentano lati della nostra personalità più difficili da riconoscere. Le fiabe rappresentano modelli archetipici del comportamento umano e uno  degli strumenti migliori per chiarire la alcuni problemi psicologici ” (Von Franz, 1995). Direi che sono occasione per chiarire anche la complessità di alcuni problemi relazionali.

Interpretare un personaggio permette quindi di dare voce ai lati meno visibili e opposti  della personalità.  Come sottolinea la psicoterapia della Gestalt, ma soprattutto lo diceva Jung, l’integrazione psicologica delle polarità opposte è occasione di crescita psicologica, di realizzare il processo di individuazione del Sè. Processo che mette in luce tutte le dimensioni della nostra personalità, alimentando l’effetto vivificante che se ne trae, la reazione benefica …, la pace con il substrato inconscio istintivo così raggiunta” (Von Franz,1995).

La dimensione catartica, come liberazione di emozioni, che sono alla base di tensioni o stati di ansia è garantita dalla possibilità intanto di re-interpretare i vari personaggi in relazione fra loro in un contesto di lavoro, evidenziando in chiave ironica o drammatica i rapporti fra colleghi o con i responsabili.

CappuccettoRossoLa dimensione psicologica è realizzabile attraverso la scelta di personaggi e la loro reinterpretazione  lasciata alla libertà delle persone (questo di per sè può essere già un buon metodo per lasciar fluire la curiosità o la possibilità di scegliere personaggi che dicono e fanno cose che nella realtà non faremmo o diremmo mai). Un’altra indicazione è quella di scegliere il personaggio meno simpatico, o immaginato come difficile o lontano dal nostro modo di vedere le cose.

IMG-20170730-WA0002Tutto ciò accade! Non c’è bisogno di dirlo o teorizzarlo ai partecipanti. Occorre sbloccare il corpo inizialmente con una serie di tecniche musicali ritmiche e movimenti muscolari detensionanti e poi l’obiettivo dei partecipanti è divertirsi, essere nei tempi,  rielaborando la trama dando massimo spazio alla loro creatività. Essere consapevoli di cosa hanno scoperto di nuovo in loro e nel gruppo e cosa portano via dall’esperienza di utile per sè e per il gruppo! La complessità teorica e l’esperienza psicoteraputica è invece il dominio dei trainers.

 

 

 

Bibliografia:

Madamma, M. (2011), Le più belle fiabe di ogni tempo e paese. Ed Newton Compton

Jung, C.G. (1961), L’uomo e i suoi Simboli. Ed Bollati Boringhieri

Von Franz, M.L. (1995), L’Ombra e il male nelle Fiabe. Ed Bollati Boringhieri