Non avete perché non chiedete;
chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.
(San Giacomo)
Non è possibile la pace nel mondo se non c’è pace dentro l’essere umano.
Il benessere psicologico di ciascuno di noi è frutto del sentimento di pace e di calma che riusciamo a contattare dentro noi stessi nonostante le burrasche che ci propone il mondo circostante.
La parola “pace” deriva dalla radice sanscrita pak-, “fissare, unire, saldare”, radice che ritroviamo nel latino pax, pace.
Quando diventiamo preda di emozioni come la paura, la rabbia, la tristezza vuol dire che siamo separati, interiormente frammentati. Il nostro Sè interiore si frammenta, e questo produce dolore interiore. Dolore emotivo che queste emozioni fuori dal nostro governo tentano di risolvere. E’ a questo punto che la pace del cuore sparisce perchè c’è una lotta nella nostra interiorità. In essa infatti abitano le nostre fragilità, le nostre debolezze, con cui facciamo fatica a dialogare in modo amorevole perchè sono parti di noi di cui ci vergogniamo o parti a cui non crediamo. Siamo separati dalle nostre “mancanze esistenziali” perché producono troppo dolore.
La paura di perdere qualcosa che si possiede, la rabbia per non riuscire ad ottenere quello che si vuole, la tristezza per non essere stati visti come speciali e unici diventano le forme emotive istintive che il nostro psichismo utilizza per cercare, nel mondo esterno, qualcosa o qualcuno in grado di colmare le nostre mancanze profonde così da lenire il dolore. Ecco l’origine dell’attaccamento al potere, al denaro, al successo, ad una persona. Questi attaccamenti sono causa di piccoli e grandi conflitti dentro e fuori di noi, in realtà lo scopo ultimo dei nostri attaccamenti sarebbe quello di trovare pace, ma non funziona.
Incapaci di consolarci e amarci così come siamo, ci sentiamo mancanti di amore al punto da pretenderlo dal partner. Incapaci di rassicurarci e proteggerci sicuri della forza intuitiva e creativa del nostro Sé interiore, cerchiamo nel denaro e nel controllo del mondo la sicurezza che non abbiamo; incapaci di darci il permesso di essere ciò che siamo e realizzare la nostra natura, cerchiamo nel dominio sugli altri quel senso di appagamento che non riusciamo ad evocare da soli. Ecco che il mondo esterno a quel punto diventa campo di battaglia, luogo in cui predare ricchezze, riconoscimenti e approvazione anche quando queste risorse appartengono ad altri e non sono destinate a noi, o semplicemente quando la vita ci propone altro.
Accogli il momento presente
Pace vuol dire accogliere, accettare con benevolenza le nostre mancanze psicologiche così come si presentano nel momento presente anche se dolorose; accettare e accogliere con pazienza le circostanze così come si presentano al momento presente, anche se sgradevoli sapendo che questa è la posizione migliore per dispiegare poi tutte le nostre energie più profonde e cambiare le cose. Continuare ad opporsi a ciò che è appena accaduto serve solo a sprecare intuizione e creatività, risorse che invece di essere utilizzate per esplorare le infinite possibilità del momento presente sono utilizzate per lottare contro qualcosa che non può essere cambiato perché già accaduto anche se solo un istante fa.
Lascia andare il controllo
Pace vuol dire essere liberi dalla necessità di controllare ciò che accade dentro e fuori di noi, o dalla necessità di imporre a noi stessi e agli altri una precisa direzione nella vita, pace vuol dire diventare capaci di osservare senza etichettare come come belle o brutte le nostre e altrui azioni , e solo poi scegliere cosa fare.
Ascolta l’inaudito
Pace vuol dire ascoltare i nostri desideri più profondi e agire in sintonia con essi, senza essere ossessionati dai risultati
Fai silenzio
Pace vuol dire tendere l’orecchio verso il conflitto interiore tra la parte di noi che giudica e quella che vuole osare e scegliere di ammorbidire i toni di questo dialogo.
Stai con gli opposti
Pace vuol dire “unire” la nostra parte giudicante, crudele e severa che giudica sbagliata, stupida o incapace l’altra parte di noi, quella che chiede di essere ascoltata attraverso i sintomi, l’ansia e l’angoscia. In fondo entrambe le parti del nostro conflitto interiore vogliono la stessa cosa, evitare il dolore provocato da antiche mancanze.
Guarda con occhi gentili
Pace significa incontrare e guardare con occhi gentili quel drago (dolore emotivo) abituato a mordere perché rinchiuso nelle segrete del nostro corpo.
La pace nel cuore
Quando contattiamo la pace che già abita dentro di noi (non è una meta da raggiungere, ma solo un tesoro nascosto di cui siamo già depositari) allora il mondo diventa un luogo ospitale, un luogo in cui caos, incertezza, ostacoli diventano semplicemente il nostro cammino durante il quale cogliere tutte le opportunità che si presentano. Non abbiamo bisogno di predare, derubare, imporre, pretendere, ma impariamo a “chiedere” con gioia, con entusiasmo, e con amore in sintonia con il desiderio che ci guida. Impariamo ad amare sapendo che l’amore è relazione e non imposizione, impariamo a fidarci della nostra intuizione profonda e della nostra creatività perché sappiamo ascoltare la saggezza millenaria che abita il nostro corpo, impariamo a fare spazio dentro di noi per far emergere il nostro talento più nascosto e diventare ciò per cui siamo nati.
La pace nel mondo
Quando siamo in contatto con la pace interiore emozioni come la rabbia, la paura e la tristezza assumono un altro colore, un nuovo sapore. La rabbia è limpida, calma e decisa e, grazie ad essa, troviamo l’energia per scegliere di allontanare chi ci vuole diversi. La paura diventa gustosa perchè segnala la bontà delle nostre scelte per noi e per gli altri. La tristezza diventa soffice perchè ci fa planare dolcemente dentro noi stessi quando torniamo a sbilanciarci verso il mondo esterno. Ed il mondo diventa un luogo migliore! La brama di potere, denaro e successo a tutti i costi si spegne per lasciare spazio al bene comune di cui facciamo parte.