Con la Prof.ssa Emanuela Ingusci e gli studenti del Corso di laurea in Psicologia dell’Università del Salento di Lecce proveremo a riflettere sul ruolo dello Psicologo del Lavoro in azienda. Il confronto si terrà giovedì 7 maggio dalle ore11.00 alle ore 13-00 Università del Salento – Lecce – Corso di Psicologia
La laurea in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni è la meta di un percorso di studi che, come per altri percorsi accademici definisce degli orientamenti professionali. Per entrare nel mondo del lavoro oggi occorre “verticalizzarsi professionalmente”. Per il laureato in Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni, attraverso dei percorsi o master successivi alla laurea è possibile approfondire discipline specialistiche come:
- Gestione delle risorse umane (sistemi di valutazione delle prestazioni, valutazione della posizione, valutazione del potenziale, partecipa allo sviluppo dei percorsi di carriera che l’azienda può proporre ai collaboratori; partecipa alla progettazione di sistemi incentivanti; progetta e realizza percorsi per l’analisi del fabbisogno formativo e struttura percorsi di formazione per lo sviluppo delle competenze tecniche e gestionali, si occupa di welfare aziendale, sistemi di motivazione e socializzazione in azienda, partecipa ai team di lavoro l’analisi e riprogettazione del lavoro anche dal punto di vista ergonomico, nel valutare condizioni ottimali di esecuzione dei compiti).
- Selezione del personale (analisi delle job descrption, recruiting, selezione, inserimento,…)
- Formazione e sviluppo del personale (sviluppo di capacità relazionali e gestionali, self empowerment e leadership);
- Marketing, digital marketing;
- Comunicazione d’impresa e pubblicità;
- Altro
E’ davvero entusiasmante la possibilità che ha il laureato in psicologia del lavoro di dirigersi in tantissimi settori, tutto questo seguendo la propria vision e passione professionale.
Tra i percorsi post laurea è prevista anche l’iscrizione all’Ordine degli Psicologici dopo aver sostenuto l’esame di stato. Solo in questo caso possiamo parlare di Psicologo.
L’iscrizione all’ODP, senza nulla togliere ai laureati in Psicologia del Lavoro che hanno approfondito (magari con percorsi successivi alla laurea) le competenze tecnico professionali, aggiunge la possibilità di esercitare la libera professione come “psicologo” anche privatamente. Inoltre, tra le attività da svolgere in o per l’azienda, lo psicologo può:
- somministrare e decodificare test di personalità, come prescritto dalla legge italiana in caso di selezione del personale o valutazione del potenziale;
- certificare casi di stress lavoro correlato, soprattutto come consulente esterno;
- proporsi come CTP, Consulente Tecnico di Parte nel caso di diverbi giuridici tra aziende o tra aziende e collaboratori. Per esempio cause di mobbing o altro.
Molto spesso lo svolgimento delle singole attività di formazione e sviluppo del personale è affidato a consulenti esterni all’azienda, per cui lo Psicologo del Lavoro è tra le figure professionali in grado di:
- erogare sessioni di aula per lo sviluppo dei comportamenti organizzativi, relazionali e gestionali
- erogare sessioni di aula per percorsi self leadership e self empowerment
- percorsi di coaching individuale e di gruppo per il miglioramento delle prestazioni lavorative
- percorsi di counseling aziendale individuali e di gruppo per il miglioramento del benessere lavorativo
Coach aziendale e psicologo del lavoro a confronto
In Italia, si parla di coaching da circa 5 anni, in special modo nel mondo aziendale.
La professione di coach non è ancora riconosciuta come tale da un punto di vista formale e legislativo, ne’ vi e’ un riconoscimento da parte delle istituzioni formative.
Non esistono, quindi, scuole o percorsi formativi “istituzionali” riconosciuti dallo stato, che conducano ad acquisire il “diploma” o la laurea in Coaching.
Di norma nel nostro paese, cosi’ come all’estero, per diventare coach e’ sufficiente possedere una specifica certificazione ottenuta in una delle tante Coaching Training School, senza tuttavia avere un particolare background formativo (in altri termini, all’aspirante coach non e’ richiesto come prerequisito all’aver intrapreso un particolare percorso di studi). La questione del background formativo e professionale del coach e’ tuttavia di preminente importanza.
A livello nazionale, le scuole (esclusivamente private) che offrono una specifica formazione per tutti coloro che vogliono intraprendere questa nuova professione, sono per lo piu’ di importazione americana, spesso si confondono con la PNL oppure non hanno alcun riferimento teorico preciso. Piu’ frequente ancora e’ l’accostamento, che di sovente si trasforma in equivalenza, tra coaching e PNL, anche se questi due metodi non sono sovrapponibili (Crispino, 2006).
Attualmente esistono diversi enti internazionali, per altro privati, che prevedono una certificazione. Molti coach sono anche psicologi del lavoro i quali hanno anche conseguito una certificazione di questo genere, potenziando il loro back ground di tecniche da utilizzare nello svolgimento del lavoro soprattutto come professionista incaricato di occuparsi di una data questione.
Svolgere attività di coaching significa: identificare l’obiettivo da raggiungere e supportare il gruppo o l’individuo nel raggiungimento di un obiettivo. Nel percorso di coaching obiettivo deve essere concreto, visibile e direi “misurabile”. Quindi per quanto l’approccio metodologico è molto fondato sull’ascolto e sulla capacità di rivisitare modi diversi di agire e di valutare del cliente, l’obiettivo (da condividere) è qualcosa di pragmatico e spesso richiesto dal miglioramento delle performance aziendali. Molte delle tecniche del coaching sono proposte ai capi che devono diventare coach dei loro collaboratori.
Counselor aziendale e psicologo del lavoro a confronto
Secondo Rollo May, uno dei padri fondatori del counseling insieme a Carl Rogers, il counselor ha il compito di «favorire lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del cliente, aiutandolo a superare eventuali problemi di personalità che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nel mondo esterno […] il superamento del problema, la vera trasformazione, comunque, spetta solamente al cliente: il counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto, a ritrovare la libertà di essere se stesso».
Il termine counseling indica un’attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta. Si occupa di problemi “non specifici” (prendere decisioni, miglioramento delle relazioni interpersonali) e contestualmente circoscritti (es: famiglia, scuola, lavoro. Anche le Scuole di Counseling seguono vari tipi di approcci psicologici, ad esempio approccio umanistico esistenziale, approccio gestaltico, approccio integrato, sistemico costruzionista, approccio empirico, ecc. Il counseling utilizza metodi comunicazionali per agevolare la conoscenza di se stessi attraverso la consapevolezza e lo sviluppo ottimale delle risorse personali, per migliorare il proprio stile di vita in maniera più soddisfacente e creativo.
Le scuole di formazione nel counseling che offrono percorsi formativi per certificarsi presso Associazioni private nazionali e internazionali che “certificano” il titolo di counselor (SI.CO, Assocounseling, Federcounseling, ecc)
Nel counseling si propongono certamente degli obiettivi, ma che possono anche avere caratteri più qualitativi… cioè semplicemente migliorare la qualità della vita relazionale o del benessere in se stesso, senza che questo si strutturi automaticamente in un obiettivo di performance. Questo potrebbe non coincidere con obiettivi aziendali o di derivazione da performance inadeguate. Molti psicologi del lavoro conseguono anche una certificazione counselor, potenziando il loro back ground di tecniche da utilizzare nello svolgimento del lavoro soprattutto come professionista incaricato di occuparsi del benessere organizzativo.
In sostanza per quanto riguarda tutte le attività che “non sono vietate” dall’ordinamento giuridico italiano (come supportare le persone nel raggiungere gli obiettivi professionali, fornire relazioni d’aiuto per il miglioramento del benessere e delle performance aziendali, erogare formazione d’aula) è possibile conseguire queste certificazioni provenendo da percorsi accademici diversi da quello psicologico …. È il mercato a discriminare veramente la professionalità delle varie figure.
Conseguire un titolo di studio in psicologia del lavoro consente quindi di differenziare i servizi erogati. Lo Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni può diagnosticare, certificare e intervenire anche (non solo) in situazioni “sintomatologiche” come sindromi da burnout, sindromi da stress lavoro correlato, deviazioni particolarmente complesse dal benessere psicologico.