Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza. (Karl Paul Reinhold Niebuhr)

Leader-Felici-Laura-Conte-PM-edizioniLa possibilità di cambiare e di adattarsi in modo creativo all’ambiente che ci circonda è il nucleo centrale della nostra capacità di essere resilienti.
Questa capacità è in grado di recuperare la nostra energia e il nostro benessere dopo aver vissuto momenti, fasi della vita che hanno messo a dura prova il nostro equilibrio psicofisico.
Recuperare le condizioni di benessere e di energia psicofisica dopo l’evento frustrante è importante, ma accade spesso di scoprire che possediamo qualità, attitudini, risorse che, prima dell’evento difficile, non conoscevamo di noi stessi.
Questo significa andare oltre la resilienza!
Grazie alla capacità di adattarci in modo creativo, siamo  trasformati e trasformiamo il contesto nel quale ci muoviamo.
Aggiungendo l’aggettivo qualificativo ‘creativo’, Perls e Goodman dichiarano che nella stessa operazione l’uomo è creatore del mondo e trasforma il mondo. Trasformato e trasformatore. (…) ” (Robine, 2006).

Nel pdf tratto dal mio libro “Leader Felici” sono riportate delle riflessioni utili per cogliere l’opportunità di andare oltre la resilienza, dopo aver attraversato eventi che hanno minato il nostro equilibrio psico-fisico.

Leader Felici_Adattamento Creativo

Si può allenare la capacità di essere resilienti? E in più si può allenare la capacità di adattamento creativo? Certo.
Il punto di partenza è darsi il tempo di accogliere in modo non giudicante quello che accade.
Una caratteristica che blocca la possibilità di ritrovare le nostre condizioni di benessere è quella di giudicare una situazione come sbagliata o additare un comportamento (nostro o altrui) definendolo dannoso.
Il giudizio blocca la nostra capacità di essere resilienti in quanto non consente di vedere altre dimensioni dentro e fuori di noi.
Ci impedisce o ci serve per tentare in tutti i modi di non entrare in contatto con il dolore che quell’evento genera.
Dolore come frustrazione, disagio, impotenza, rabbia, vergogna, ansia, umiliazione.
Stare con il dolore è davvero la cosa più difficile.
Ma stare con il dolore permette a noi stessi di intravedere come dice Seligman (La costruzione della felicità, 2010) le nostre 3P:

  1. personalizzazione, forse nello sfondo della nostra consapevolezza abita la convinzione che la colpa di qualcosa sia nostra;
  2. pervasività, la convinzione che l’evento influenzerà ogni aspetto della nostra vita;
  3. permanenza, la convinzione che le ferite lasciate dall’evento non si rimargineranno mai.

Queste tre convinzioni o copioni di lettura della realtà impediscono di:

  • conoscere le nostre “possibilità” cioè cos’altro possiamo fare di diverso;
  • cogliere che come in altri aspetti della vita abbiamo competenze, siamo amati e stimati e ci sono tante persone dalla nostra parte;
  • relativizzare l’esperienza rispetto al significato ultimo della nostra vita: immaginare di ricordare questo momento a 10 anni di distanza relativizza il dolore.