Quali sono i fattori che contribuiscono a determinare condizioni di benessere psicofisico delle persone e il benessere delle organizzazioni?

La definizione di Benessere come assenza di malattia è una visione che da tempo si è diffusa nell’ambito della psicologia umanistico- esistenziale. E’ poco chiara però la definizione di benessere i termini positivi e cioè se il benessere psicofisico non è identificabile semplicemente come assenza di malattia diventa utile individuare gli elementi che consentono le condizioni di benessere.

Secondo Aristotele la vera felicità è fondata sull’espressione delle proprie virtù e che il fine ultimo della vita sia quello di impegnarsi a realizzare la propria vera natura.

aristotele

Quali sono i fattori che contribuiscono a determinare condizioni di benessere psicofisico? La psicologa Carol Ryff si è dedicata a individuare le dimensioni che danno un contributo significativo alle condizioni di benessere (Ryffy Singer 2008).

Le sei dimensioni che ci mostrano il benessere psicologico sono:

  1. Auto-accettazione

La capacità di accettare tutti gli aspetti di noi stessi e del nostro passato così come è stato senza cadere nella trappola del rancore verso l’ambiente o del rimpianto o del senso di colpa, nel tentativo (illusorio) di modificare o intervenire su quello che è già successo.

L’elaborazione delle proprie emozioni e pensieri permette di accettare la propria storia, accettare il proprio passato e riappacificarsi con i propri limiti.

  1. Controllo dell’ambiente circostante

E’ la possibilità di sapersi muovere in un ambiente difficile essendo in grado di adattarsi in modo creativo alle situazioni avverse.  Avere la percezione di controllo su quello che ci circonda aumenta la capacità di influenza (Covey, 2004) sulle situazioni difficili. L’adattamento creativo è il risultato della nostra capacità di “autoregolazione” che se lasciata libera da vincoli e blocchi ci permette di vivere in contesti differenti, trovando di volta in volta comportamenti funzionali al nostro benessere.

  1. Rapporti positivi con gli altri 

Questa dimensione rappresenta la nostra capacità di rapportarsi con gli altri in modo aperto e sincero.

La capacità di avere relazioni positive e gratificanti con gli altri, crea legami che potenziano la qualità emozionale della nostra vita. Vivere maggiore capacità empatia ed apertura verso le persone senza rinnegare se stessi e i propri bisogni sviluppa la possibilità di godere dello spazio relazionale con le persone. Per arrivare a questa abilità occorre riappacificare dentro di sé i conflitti interiori. La capacità di non prenderla sul personale e di non fare supposizioni sono fondamentali per godere delle relazioni, o se non ci sono più elementi nutrienti, per rompere le relazioni tossiche.

  1. Autonomia

La capacità di scegliere, prendere le proprie decisioni, mantenere un criterio proprio e un’indipendenza emozionale anche quando gli altri non sono d’accordo con noi. Lavorare sulla responsabilità, ossia sulla capacità di rendersi conto che anche la mancanza di scelta è una scelta ci aiuta sentirci protagonisti, supporta la capacità di cavalcare la paura che tante volte ha bloccato la possibilità di scegliere. La possibilità di assumersi il rischio che ogni scelta comporta.

  1. Crescita personale

Renderci conto dei meccanismi di difesa psicofisici che inibiscono la capacità di imparare da noi stessi, restare persone aperte a recepire i nostri bisogni è fondamentale per vivere in costante contatto con il qui ed ora, con emozioni e pensieri del presente. Antiche esperienze di vita mai elaborate continuano a condizionare negativamente pensieri ed emozioni del presente, abbassando dunque la soglia del benessere. Darsi il permesso di sentire i propri bisogni come degni di essere accolti e assumersi la responsabilità di realizzarli è utile per comprendere ciò che blocca la crescita personale come espressione della nostra natura, anziché tentare di somigliare a ciò che altri desiderano per noi.

  1. Proposito di vita

Percorso attraverso cui dare senso alla nostra vita. Non si tratta solo di raggiungere mete chiare ed accettabili, ma raggiungerle attraverso nuovi modi di essere al mondo. Ognuno di noi ha sviluppato un carattere, modalità stereotipate di stare al mondo. La consapevolezza del carattere di appartenenza ci apre alla ricerca esistenziale delle nostre virtù e del “potenziale” come di qualcosa da “realizzare” (Maslow, 1960)

E a livello organizzativo quando possiamo parlare di benessere?

La definizione più conosciuta è quella di Avallone “L’insieme dei nuclei culturali, dei processi e delle pratiche organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro, promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il grado di benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità lavorative” (Avallone, Bonaretti 2003)

Il termine di benessere organizzativo indica due aspetti della realtà organizzativa:

  • lo stato soggettivo di coloro che lavorano in uno specifico contesto organizzativo
  • l’insieme dei fattori che determinano o contribuiscono a determinare il benessere di chi lavora

Un’organizzazione gode di buona salute quando soddisfa le seguenti caratteristiche (Avallone, Paplomatas 2005):

  • Allestisce un ambiente di lavoro salubre, confortevole ed accogliente
  • Pone obiettivi espliciti e chiari ed è coerente tra enunciati e prassi operative
  • Riconosce e valorizza le competenze e gli apporti dei dipendenti e libera nuove potenzialità
  • Ascolta le istanze dei dipendenti
  • Mette a disposizione le informazioni pertinenti al lavoro
  • E’ in grado di governare l’espressione della conflittualità entro livelli tollerabili di convivenza
  • Stimola un ambiente relazionale franco, comunicativo, collaborativo
  • Assicura rapidità di decisione, scorrevolezza operativa e supporta l’azione verso gli obiettivi
  • Assicura equità di trattamento a livello retributivo, di assegnazione di responsabilità, di promozione del personale
  • Mantiene livelli tollerabili di stress.
  • Stimola nei dipendenti il senso di utilità sociale contribuendo a dare senso alla giornata lavorativa dei singoli e al loro sentimento di contribuire ai risultati comuni
  • Adotta le azioni per prevenire gli infortuni e i rischi professionali
  • Definisce i compiti dei singoli e dei gruppi garantendone la sostenibilità 14. E’ aperta all’ambiente esterno e all’innovazione tecnologica e culturale

Questi elementi producono i seguenti indicatori di Benessere organizzativo:

  • Soddisfazione per l’organizzazione
  • Gradimento per l’appartenenza ad un’organizzazione ritenuta di valore
  • Voglia di impegnarsi per l’organizzazione
  • Desiderio di lavorare per l’organizzazione, anche oltre il richiesto
  • Sensazione di far parte di un team
  • Percezione di puntare, uniti, verso un obiettivo. Percezione di una coesione emotiva nel gruppo
  • Voglia di andare al lavoro
  • Quotidiano piacere nel recarsi al lavoro
  • Elevato coinvolgimento
  • Sensazione che, lavorando per l’organizzazione, siano soddisfatti anche bisogni personali
  • Speranza di poter cambiare le condizioni negative Attuali
  • Fiducia nella possibilità che l’organizzazione abbia la capacità di superare gli aspetti negativi esistenti
  • Percezione di successo dell’organizzazione
  • Rappresentazione della propria organizzazione come apprezzata dall’esterno
  • Rapporto equilibrato tra vita lavorativa e privata
  • Percezione di un giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero
  • Relazioni interpersonali positive
  • Soddisfazione per le relazioni interpersonali costruite sul posto di lavoro
  • Valori organizzativi condivisi
  • Condivisione dell’operato e dei valori espressi dall’organizzazione
  • Immagine del management
  • Fiducia nelle capacità gestionali e professionali della dirigenza (credibilità) e apprezzamento delle qualità umane e morali della dirigenza (stima)

 

Psicoterapia del Benessere

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