Per alcuni caratteri è difficile lasciare andare, liberarsi dall’eco di un litigio, rimuginare su cosa “avrei potuto dire”, “avrei dovuto fare”. Dopo un confronto acceso si finisce per restare ammorbati da un’aria relazionale mefitica. A volte si ha la sensazione di finire nelle sabbie mobili (meravigliosa immagine che mi comunicava Lucia durante una seduta) e ogni tentativo di uscirne è solo causa di ulteriore sprofondare più in basso. A livello razionale diciamo che avevamo ragione, ma qualcosa dentro di noi morde. Questi vissuti si sviluppano molto spesso nelle relazioni tra capo collaboratore o tra colleghi in azienda. Sono vissuti che riguardano anche le relazioni private.

Quando queste sensazioni si ripetono nel tempo, magari con la stessa persona, forse è il caso di approfondire il dialogo con se stessi.
Fermiamoci a riflettere: quali espressioni ha usato l’interlocutore che hanno poi attivato in noi questo stato di malessere? E’ molto probabile che siano state espressi giudizi di valore sulla nostra persona: “sei ostinato”, “sei egoista”, “sei invadente”, “sei imprudente”, ecc. Possiamo anche ossservare comportamenti incoerenti nell’interlocutore come silenzi improvvisi, alterazioni umorali, incostanza nell’atteggiamento relazionale. Per alcuni caratteri psicologici questi comportamenti, anziché sortire l’effetto di una sana rabbia necessaria per allontanare emotivamente da se stessi ciò che è dannoso, sortiscono un profondo malessere.
A livello cosciente potrebbero presentarsi tante emozioni. Generalmente navighiamo in un turbinio composto da rabbia nei nostri confronti per non aver saputo prevedere e per esserci fatti sommergere dai giudizi altrui, dolore perché i nostri bisogni sono rimasti insoddisfatti, vergogna perché è come se fosse venuta fuori una parte “brutta” del nostro carattere, umiliazione per quello che ci è stato fatto e detto.
Il nostro corpo è pieno di tensioni muscolari importanti come se fosse lì pronto per fare qualcosa. In alcuni casi capita di inveire contro l’interlocutore, in preda ad una forma di rabbia reattiva che poi ci fa davvero dire cose molto offensive, ma lo scopo inconsapevole è ripristinare la positività della relazione. Dobbiamo fare qualcosa per ripristinare di nuovo un buono equilibrio relazionale pena il nostro senso di frammentazione psichica. Sabbie mobili appunto.
E allora scendiamo giù, fino al fondo delle sabbie mobili del nostro psichismo. Cosa ci impedisce di lasciare andare quel momento? di restare in attesa di quello che può definirsi? Cosa ci impedisce di stare con noi stessi e di comprendere cosa ci fa bene e cosa no? Cosa è che non ci permette di consolare quel dolore? Non ci permette di guardare l’altro per quello che è, con le sue debolezze e le sue povertà? Cosa ci impedisce di far rilassare il nostro corpo e non fare niente? Cosa ci impedisce, in quel momento di buio, di perdonarci, di nutrire la speranza che le cose si mettono a posto senza il nostro intervento? Cosa ci impedisce di sentire la leggerezza che il mondo non dipende da noi?
E’ la colpa. Colpa, sentimento complesso, antica compagna di viaggio che ci ha resi capaci di scrutare l’animo altrui, ci ha resi capaci di cogliere ogni micromovimento facciale per prevedere e gestire gli umori di quel genitore lunatico, a giorni alterni, distante senza motivo, vicino senza motivo. Ci ha resi empatici.
Abbiamo allenato l’impulso a fare qualcosa per garantirci un senso di integrità personale grazie ad una relazione costante, stabile, abbiamo imparato a rinnegare i nostri bisogni se non era il momento buono per esprimerli. L’impulso a riparare quello che si è rotto, ma per sentirci in pace con noi stessi. Questo impulso si chiama colpa.
Quando emerge questo impulso a fare qualcosa dopo un confronto che ci lascia amareggiati è importante fermarsi, non fare niente. Coltivare l’amor proprio sapendo che non siamo al centro della vita di nessuno, evocare la fiducia che ognuno fa quello che può per campare e se ci sono le condizioni le cose andranno bene da loro. Coltivare la speranza nelle tante infinite possibilità di incontri di nuove realtà o nuovi incontri con la stessa realtà.
E dall’altra parte cosa c’è? Cosa c’è in fondo al pozzo dello psichismo di chi tende a fare sentire l’altro incapace, inadeguato e incompetente, fastidioso, sbagliato? Che cosa spinge a scappare da un confronto profondo, emotivamente intenso, difficile ma nutriente? C’è la colpa. La colpa è quella emozioni che ci spinge a fare qualcosa per ripristinare il senso di integrità personale in una relazione, in un modo o nell’altro.
Per alcuni tipi di carattere le ambiguità relazionali evocano un modo diverso di gestire chi in alcuni momenti era vicino e presente e in altri momenti non lo era senza motivo.
E’ solo un modo diverso di adattarsi a quella spiacevole sensazione, coltivata sin da piccini, di essere in balia degli stati d’animo altrui, di non sapere mai se oggi sarò amato oppure no, di sentire che un giorno sono il centro del tuo universo e il giorno dopo non sai nemmeno dove sono.
Per alcuni caratteri l’unico modo per orientarsi in questi legami ambigui è alimentare la diffidenza interpretativa circa le intenzioni altrui: “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”
Da adulti però possiamo trasformare l’impulso ad agire in una scelta consapevole che si chiama responsabilità.
Mi prendo la responsabilità di dirti e fare delle cose che per me sono importanti e corro il rischio di turbare la relazione e se emerge quell’impulso a fare qualcosa per riparare mi fermo e scopro che è tempo di perdonarmi se ho fatto vedere una parte debole di me, è tempo di consolarmi per essere rimasto solo. Se invece per carattere tendo a diffidare quando ho l’impulso a pensare male circa le intenzioni della persona con cui mi sto confrontando mi fermo e scopro che è tempo di riposare, smettere di scappare, è tempo di entrare in contatto, di fidarmi delle mie emozioni.
Ritrovato il senso di integrità personale allora possiamo aprirci all’altro e sentirlo per quello che è, con pregi e difetti, con le sue virtù e le sue debolezze e scegliere un nuovo incontro, così come possiamo scegliere incontri nuovi.