Come si rileva l’efficacia di un Percorso di Individual Coaching, soprattutto quando si è ancora coinvolti nel percorso? Quali sono gli indicatori di efficacia del percorso da monitorare? Attendere l’esito finale per misurare se l’obiettivo prefissato è stato raggiunto, in alcuni casi, richiede un lasso di tempo troppo lungo.
Solo quando le sessioni di coaching sono finalizzate ad un piccolo addestramento comportamentale legato ad un evento preciso, come tenere una conferenza in modo efficace, il risultato è misurabile nel breve periodo. Ma attraverso un Percorso di Individual Coaching il manager lavora contemporaneamente su più fronti della sua esperienza professionale. Occorre allora tenere sott’occhio alcuni indicatori di efficacia. Leggi quali sono!
Il primo indicatore è un rinnovato sentimento di benessere psicofisico che, anche se nella fase iniziale del percorso non è ancora stabilizzato nella vita del manager o dell’imprenditore, in quanto messo a dura prova dalla vita quotidiana, rappresenta la riattivazione di circuiti neurofisiologici depotenziati o sottoutilizzati. Si recuperano molte delle potenzialità del cervello rettiliano. Nel modello del “Cervello Uno e Trino” di Paul MacLean, il cervello rettiliano rappresenta il centro fondamentale del sistema nervoso, essendo costituito dalla parte superiore del midollo spinale ed è la parte filogeneticamente più antica del cervello (MacLean, 1973a, trad. it. 1984, p. 7). Questa parte del cervello regola il rapporto sensoriale e istintivo con l’ambiente, per cui aumentano la capacità di sentire (con i 5 sensi) il mondo circostante recuperando la sensazione di godere del “qui ed ora”. In questo modo diminuisce il sentirsi oppresso dai pensieri che portano a vivere sbilanciati mentalmente nel futuro con livelli di preoccupazione e di ansia oltre la soglia dell’utilità. Cosi può accadere per alcuni manager o imprenditori di sentirsi oppressi dai pensieri che sbilanciano mentalmente nel passato e questo rimuginare genera livelli di frustrazione e di inadeguatezza fine a se stessi, ma improduttivi per l’apprendimento dall’esperienza.
Il secondo indicatore è un rinnovato sentimento di accettazione di sé e degli altri. Una maggiore resistenza allo stress, maggiore capacità di resilienza, una maggiore forza motivazionale. Questo deriva dal potenziamento della capacità di tollerare le ambiguità emozionali. Secondo il modello di MacLean il secondo “strato” del cervello, chiamato Sistema Limbico, si è evoluto successivamente rispetto alla parte rettiliana, ed è la sede delle emozioni e della motivazione. La motivazione non è altro che un’attività neurale che ci instrada verso i risultati che cerchiamo di conseguire o ci porta ad evitare ciò che temiamo. Nella vita lavorativa quasi mai le situazioni organizzative e le relazioni interpersonali soddisfano il “come vorremmo che fosse” cioè le aspettative, e questo genera forme di rabbia difensiva, vergogna, colpa, imbarazzo e vari malesseri dovuti al fatto che la situazione lavorativa prende una piega diversa da come noi vorremmo, oppure l’altro non fa, dice o pensa quello che noi pensiamo sia giusto. Riconoscere e accettare le proprie emozioni è il primo passo per riuscire poi ad elaborarle. Il dialogo con il Coach e le tecniche di drammatizzazione create negli incontri aiutano, durante il percorso di Individal Coaching, ad attivare nuove connessioni neurali propri del Sistema Limbico. Poi tutto questo ritorna utile nella vita lavorativa perché sblocca risorse motivazionali possedute, ma non utilizzate (energia, entusiasmo, determinazione) e che prima erano intrappolate in rigidità o schemi emozionali rigidi.
Il terzo indicatore è il potenziamento della capacità intuitiva e la capacità decisionale delle situazioni è più ampia e più complessa. La neocorteccia nel modello del cervello uno e trino di MacLean è la parte del cervello di più recente formazione ed è la sede del pensiero, della logica ed anche della coscienza di sé in qualunque momento. Cogliere e considerare una grande quantità di stimoli provenienti dal mondo esterno aumenta la capacità di prendere decisioni più efficaci e aumenta le proprie potenzialità intuitive. I processi psicologici alla base della creatività si possono potenziare tutte le connessioni neurali che mettono in collegamento queste tre aree del cervello in modo completo. Nelle sessioni di coaching lavorare con il coache per evidenziare le polarità di un conflitto intrapsichico ha proprio la funzione di riconoscere gli elementi del conflitto e integrarli. Escludendo una delle due polarità del conflitto intrapsichico (la via più facile per evitare il malessere) ci priviamo di liberare grosse quote di energia motivazionale.
Finalmente sono abbattute le barriere che vedevano, nei precedenti modelli culturali, il ruolo professionale scollegato dalla dimensione psicologica personale. La valorizzazione del ruolo professionale e il potenziamento del benessere psicofisico sono aspetti della stessa Persona. Si, qualche baluardo della vecchia cultura dicotomica resiste ancora. Si sente ancora oggi ogni tanto pronunciare il fatidico motto: “quando si lavora il mondo personale si chiude fuori dalla porta”! Salvo poi notare che le disfunzionalità psicologiche personali rientrano nella vita lavorativa dalla finestra.
La finalità dei Percorsi di Individual Coaching è dunque quello di ampliare l’area della propria zona di influenza sull’ambiente circostante: relazioni interpersonali o situazioni complesse. Si tratta di aumentare l’area della propria Respons-abilità – Abilità nel dare Risposte – cioè la capacità di riportare a se stessi e sotto il proprio obiettivo i processi motivazionali e decisionali che sono continuamente alla base dell’esperienza personale e professionale con il mondo circostante, con particolare riferimento a relazioni interpersonali complesse o a situazioni decisionali particolarmente ansiogene.
L’obiettivo su cui lavorare nel Percorso di Individual Coaching nasce dal bisogno/desiderio del manager di perseguire un cambiamento rispetto ad un consolidato modo di vivere una situazione o ad un vecchio modo di fare che, probabilmente, risulta disfunzionale rispetto alle rinnovate esigenze di maturità professionale. Per esempio lavorare su come gestire in modo diverso una particolare situazione relazionale con un collaboratore o un responsabile o con il gruppo; in altri casi l’obiettivo è imparare a gestire l’ansia eccessiva in caso di processi decisionali complessi; uno degli obiettivi su cui imprenditori, manager e dirigenti lavorano è quello di potenziare la capacità di resilienza, cioè di recupero motivazionale dopo un una deviazione rispetto alle aspettative. Questo è possibile se si ampliano le risorse motivazionali per gestire con nuove modalità, più funzionali al raggiungimento degli obiettivi, la complessità della realtà lavorativa. Questo strumento è utilizzato anche a supporto per capireparto, team leader, capisquadra.
Bibliografia
Paul D. MacLean, Evoluzione del cervello e comportamento umano. Studi sul cervello trino, Torino, Einaudi, 1984.