Relazione presentata al convegno IX Giornata Europea sulla Sicurezza organizzata da Eliapos srl in collaborazione con Università degli Studi di Bari
Relazione Stress – Lavoro correlato
Il tema Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro è al centro di strategie organizzative di molte aziende.
Una riflessione più accurata sullo “STRESS LAVORO – CORRELATO” è fondamentale per comprendere al meglio questa “sindrome” aziendale. Nonostante si parli molto di Stress lavoro correlato, mi sono accorta che oltre alla definizione e alle indicazioni di legge si sa ben poco.
Inoltre il fenomeno dello stress lavoro correlato si presenta difficilmente schematizzabile tanto è vero che lo stress viene definito come una “sindrome” cioè un “complesso di sintomi che possono essere provocati da cause più diverse e che variano da individuo ad individuo”. In una cultura in cui il termine patologia è utilizzato come sinonimo di malattia, più che di sofferenza (pathos, “sofferenza” e -λογία, –logia, “studio”) la parola sindrome evoca immediatamente qualcosa di “malato”.
Dove manca conoscenza tecnica e informazione potrebbero prendere il posto assunti culturali che vedono ancora oggi lo stress come patologia del singolo individuo, o incapacità dell’azienda di gestire le persone. In verità è un fenomeno che riguarda tutte le interazioni uomo-ambiente.
Per ambiente intendo, a livello macro, l’azienda, cioè macro-gruppo che incide sulle condizioni di vita dell’individuo. Penso a logiche di contrazione aziendale che portano al taglio dei posti di lavoro così come politiche di espansione che creano opportunità per le persone. Questi cambiamenti incidono sulla vita del singolo individuo rispettivamente in termini di malessere o benessere. Per ambiente a livello micro, intendo il proprio gruppo di lavoro, insieme delle persone con cui quotidianamente si interagisce. Il proprio capo così come i collaboratori, i clienti sono elementi ambientali con cui si instaurano relazioni interpersonali dirette.
Selye (1936) definisce lo stress come “Sindrome Generale di Adattamento” ossia una “risposta aspecifica generata dagli individui per rispondere agli stimoli ambientali”. Questa capacità di adattamento dell’uomo genera Eustress, una forma di stress positivo, cioè la persona convoglia tutte le sue energie per affrontare e gestire lo stimolo che l’ambiente propone. Questa è una fase di EUSTRESS, meglio conosciuto come stimolo, energia carica. In questa fase gestire e affrontare gli stimoli ambientali è un evento stimolante per la persona. A tutti noi capita di affrontare periodi di studio e di lavoro intensi in cui abbiamo convogliato una quantità di energie superiore a quella che riuscivamo a recuperare con attività diverse dal lavoro. Ma il vissuto esperienziale è positivo. Periodi della vita in cui mancano completamente stimoli ambientali da gestire, per esempio non avere progetti importanti o semplicemente un lavoro, sono vissuti da alcuni individui con malessere in quanto manca l’occasione per convogliare risorse energetiche positive, manca la fase di Eustress.
Laddove la risposta aspecifica rimane costante nel tempo la persona rischia di superare la soglia dello stress positivo e va in una fase di DISTRESS. Il protrarsi nel tempo di attività o relazioni ad alto coinvolgimento energetico determina il superamento della soglia di stress positivo per entrare nella fase di dispendio energetico difficilmente recuperabile a meno che l’individuo non modifiche qualcosa nel suo modo di fare nel rapportarsi con l’ambiente.
Nella fase di distress ocorre intervenire subito per comprendere in quale modo l’individuo può affrontare questa situazione per riportare in condizioni di Eustress.
La linea di passaggio da una fase positiva e vitale di stress ad una negativa è molto soggettiva e dipende dai continui cambiamenti che si verificano nell’ambiente così come nell’individuo. Infatti individui che vivono in uno stesso ambiente rispondono diversamente in termini di distress.
Quali sono gli stimoli fonte di stress che l’ambiente genera? E Quali sono le modalità con cui l’individuo entra in relazione con l’ambiente?
I fattori di rischio psicosociale sono quegli elementi ambientali, in questo caso psicologico, che al pari di quelli fisici sono fonte di rischio. Quindi si possono trasformare in occasioni di pericolo in base a come vengono poi gestiti dalla persona.
Ecco l’elenco dei fattori di rischio psicosociale che l’ambiente propone secondo Riepilogo del modello Management Standards e dei relativi Condizioni ideali/Stati da conseguire:
- DOMANDA Comprende aspetti quali il carico lavorativo, l’organizza- zione del lavoro e l’ambiente di lavoro
- CONTROLLO Riguarda l’autonomia dei la- voratori sulle modalità di svolgimento della propria attività lavorativa.
- SUPPORTO Include l’incoraggiamento, il supporto e le risorse fornite dall’azienda, dal datore di lavoro e dai colleghi.
- RELAZIONI Include la promozione di un lavoro positivo per evitare i conflitti ed affrontare comportamenti inaccettabili.
- RUOLO Verifica la consapevolezza del lavoratore relativamente alla posizione che riveste nell’organizzazione e garantisce che non si verifichino conflitti.
- CAMBIAMENTO Valuta in che misura i cambiamenti organizzativi, di qualsiasi entità, vengono gestiti e comunicati nel contesto aziendale.
Le principali modalità con cui l’individuo entra in relazione con l’ambiente lavorativo:
- Senso di appartenenza al gruppo di lavoro e all’azienda
- Tenacia e determinazione nel raggiungere obiettivi del gruppo
- Adattamento alle direttive aziendali
- Spirito critico e capacità di fare previsioni per il futuro
- Capacità di trattenere i propri impulsi nei contesti inappropriati
- Capacità di occuparsi di più cose contemporaneamente
Adattamento creativo
Negli interventi individuali e di gruppo occorre dunque supportare i gruppi di lavoro o i singoli individui ad ampliare o flessibilizzare le forme di adattamento nei confronti dell’ambiente in modo che si possano sviluppare interazioni costruttive e potenzianti.