Forse non abbiamo bisogno di ribellarci per mesi rischiando la pena di morte, la fustigazione pubblica al fine di pretendere il riconoscimento di alcuni dei diritti umani fondamentali e inalienabili come la libertà di pensiero, l’uguaglianza delle donne rispetto agli uomini.

A noi, che siamo depositari della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani spetta il compito di dare vita ogni giorno ai diritti che essa proclama. Scegliere di accogliere chi è diverso senza pregiudizi, di riconoscere il valore delle persone uomini o donne in egual misura, di prodigarci affinché nelle scuole chi è debole possa essere difeso da bulli insensibili e gregari senza identità. A noi spetta il compito di ringraziarci reciprocamente nelle nostre famiglie per gli sforzi profusi ognuno nel suo ambito.

Piccoli gesti quotidiani che compongono la melodia universale chiamata “dignità di esistere”.

Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: la libertà e l’uguaglianza tra tutte le persone; i diritti degli individui rispetto alla comunità (come quello di essere trattati in modo uguale davanti alla legge); le libertà fondamentali (di pensiero, di religione, di parola, di associazione; i diritti economici, come il diritto al lavoro, sociali come il diritto all’assistenza e culturali come il diritto all’educazione poi i  Diritti di solidarietà sociale verso le donne, i bambini, i disabili, le persone omosessuali, le popolazioni indigene, i rifugiati. Il diritto alla pace, allo sviluppo economico, all’aiuto umanitario in caso di emergenze come guerre o calamità naturali. Il diritto alla protezione dell’ambiente, che riguarda tutti gli esseri umani e tutto il pianeta.