Vacanze al lavoro

È possibile mantenere se non addirittura sperimentare la sensazione di “leggerezza” vissuta durante le vacanze anche nei periodi lavorativi?

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Siamo abituati a pensare che la sensazione di avere un corpo leggero e un vissuto esperienziale di libertà  sia possibile soprattutto durante le vacanze, perché non ci sono telefoni che squillano, appuntamenti, obiettivi da raggiungere, problemi da risolvere e organizzazione familiari da gestire.

Finito il periodo di riposo ci re-immergiamo nel mondo del lavoro e nei nostri automatismi  mentali e comportamentali che ci riportano, dopo solo pochi giorni al senso di stanchezza e di “dispersione” che avevamo prima della pausa.

Come fare? Sviluppare una disciplina che ci permetta di regolare la stanchezza della mente In realtà la stanchezza mentale non va via neanche in vacanza se siamo preoccupati o se continuiamo le nostre ruminazioni mentali causate dal fatto che le cose non vanno come vorremmo.

Seneca diceva che non c’è mai un buon vento per un marinaio che non sa dove andare. Infatti se non abbiamo sviluppato la consapevolezza del bisogno di staccare la spina neanche le vacanze sono occasione di riposo mentale.

La stanchezza mentale è dovuta dall’eccesso di preoccupazione per  il futuro, pianificare e prevedere il più possibile quello che c’è da fare, come farlo e quando. La stanchezza mentale poi è la conseguenza dell’eccesso di rimpianto riguarda al passato, nel senso che stiamo lì a ruminare su cosa sarebbe stato giusto fare quando la realtà non ci soddisfa.  La stanchezza mentale è anche la conseguenza della rabbia che proviamo ogni volta che le cose non vanno come vorremmo, ogni volta che le persone non si comportano secondo le nostre aspettative. La preoccupazione non serve, ci sposta nel futuro, tenta di metterci nella situazione di controllare quello che accadrà e ci illude di prepararci. La fissazione di potersi preparare a tutte le possibili alternative logora la nostra rete neurale.

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In realtà nulla è prevedibile oltre modo, esiste “sempre” un margine di incertezza con cui convivere  e la mente riposata ha più risposte di una mente stanca. Quindi si va bene organizzarsi, pianificare, progettare, ma non possiamo controllare quello che accadrà perché il futuro resta comunque un mistero. Coltivare la fiducia in noi stessi e la speranza in merito alla nostra forza di gestire quella parte di imprevisto nutrono la mente.

Inoltre sprecare energie sul passato è altrettanto dannoso. Quello che abbiamo scelto di fare nel passato non lo possiamo cambiare; imparare ad accettare le nostre scelte come le migliori possibili in quel momento ci aiuta a “perdonarci” in caso di errore. Il perdono di noi stessi non come giustificazione, ma come comprensione della nostra finitezza.

Diventare più consapevoli di quante energie sprechiamo in controlli e pianificazioni inutili o controproducenti può essere un buon modo per riposarsi nel pieno di una attività. Le cose non andranno mai completamente come vogliamo noi ma andranno come vogliono loro. E va bene così!

Meditare con la mindfulness

La meditazione non è un anestetico. Non cambia la vita, non toglie il dolore quando c’è, ti permette di coltivare la gioia se non la trovi. La meditazione aiuta a vivere le esperienze così come sono, semplicemente blocca la seconda freccia (vedi articolo https://www.lauraconte.it/la-doppia-freccia-imparare-dellesperienza/)

La meditazione ti ricorda che i frutti dei tuoi sforzi dipendono da quello che semini ma anche da come va l’annata. Non si possono controllare le condizioni meteo, né le come procedono le stagioni. L ameditazione ti aiuta a vivere  il raccolto che hai e a riconoscere con benevolenza i tuoi sforzi, ma non cambia il mondo in cui vivi. La meditazione non toglierà il nostro dolore, ma ci aiuta ad attraversarlo. La meditazione non ci rende invulnerabili, ci ricorda con gentilezza la nostra finitezza.

Riposare la mente nel mentre del lavoro vuol dire accettare che il dolore, la rabbia, la paura, la tristezza così come sentire con maggiore energia la gioia, la benevolenza, la gentilezza, l’amore per le cose e le persone per come sono. Essere in contatto con le nostre vulnerabilità vuol dire riappacificarsi e se riusciamo ad essere in pace dentro di noi possiamo riposare in mezzo alle attività. Saremo sempre un mistero e questa è la nostra bellezza.

La serenità e il riposo mentale si prova nel  momento in cui siamo presenti a noi stessi, senza correggere ciò che accade, senza controllare quello che accade, senza interpretare come successo o insuccesso ciò che accade.

La meditazione in realtà  ci introduce in un nuovo modo di essere in contatto con noi stessi sempre:)

Buone vacanze al lavoro!

Psicoterapia del Benessere

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